Il whistleblower o segnalante, è un individuo che denuncia attività illecite o fraudolente all’interno di un’organizzazione pubblica o privata.
Il segnalatore di illeciti, solitamente, scopre nel corso della propria attività lavorativa, dei fatti che causano o possono causare un danno all’ente pubblico o privato in cui lavora o ai soggetti che con questo si relazionano (tra cui ad esempio consumatori, clienti, azionisti).
Spesso è solo grazie all’attività di chi denuncia illeciti che risulta possibile prevenire pericoli, come quelli legati alla salute o alle truffe, e informare così i potenziali soggetti a rischio prima che si verifichi il danno effettivo.
Cosa significa whistleblower?
Il termine “whistleblower” deriva dall’inglese “to blow the whistle” cioè soffiare il fischietto, facendo riferimento alla metafora dell’arbitro che segnala un abuso o almeno cerca di fermare un’azione illegale.
Sebbene l’origine dell’espressione non sia certa, sappiamo che il termine è in uso almeno dal 1958, quando apparve per la prima volta nel Mansfield News-Journal (Ohio).
Cosa può denunciare un whistleblower?
Un whistleblower può segnalare diverse tipologie di condotte illecite, sia in ambito pubblico e sia in ambito privato:
- diritto comunitario;
- frodi fiscali;
- riciclaggio o reati in materia di appalti pubblici;
- sicurezza dei prodotti e dei trasporti;
- tutela dell’ambiente;
- salute pubblica;
- protezione dei consumatori e dei dati;
Le denunce devono essere circostanziate e documentate nel miglior modo possibile con documenti, foto, filmati ecc. Il whistleblowing infatti è uno strumento pensato per portare alla luce comportamenti illegali e impedire il loro perpetuarsi. Una semplice lamentela nei confronti di un collega di lavoro non può essere considerata, ovviamente, una segnalazione degna di nota.
Chi tutela i whistleblower?
Il 7 ottobre 2019 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato la Direttiva UE 2019/1937 per uniformare in tutti i paesi europei la normativa sulla protezione dei whistleblower o segnalanti.
Cosa cambia con questa la Direttiva UE?
La Direttiva si applica sia al settore pubblico che a quello privato e copre quasi tutti i settori in cui l’Unione europea è competente (Art. 2); fornisce tutela legale a un ampio numero di potenziali whistleblower (Art. 4), non solo dipendenti ma anche clienti e fornitori per esempio.
Stabilisce misure idonee a garantire la protezione degli informatori dalle ritorsioni (Art. 19 ss) e impone la creazione di meccanismi idonei a tutelare e favorire le segnalazioni all’interno delle società/amministrazioni (Art. 8).
Ciò vuol dire che le aziende devono dotarsi di uno specifico software che permetta di inviare segnalazioni in maniera riservata tutelando l’identità del segnalante.
Inoltre stabilisce l’obbligo di rispondere e dare seguito alle segnalazioni degli informatori entro 3 mesi (Art. 9 e Art. 11). In questo modo chi effettua una segnalazione avrà sempre una risposta.
Il whistleblowing in Italia
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto legislativo 24 del 10 marzo 2023, anche l’Italia recepisce la Direttiva europea sul whistleblowing e quindi viene introdotta la tutela per i segnalanti. Il Decreto infatti ha l’obiettivo di migliorare i principi di trasparenza e responsabilità, senza distinzioni tra organizzazioni pubbliche e private.
Con il Decreto whistleblowing i soggetti interessati (aziende ed enti pubblici) devono dotarsi di un canale di segnalazione interno, cioè di una piattaforma informatica per inviare e gestire le segnalazioni di illeciti. La piattaforma deve prevedere un sistema di crittografia per garantire la riservatezza dei dati personali del segnalante e della segnalazione stessa.
Whistleblower che hanno dato un contributo importante alla società
Nel 1971 Daniel Ellsberg passò informazioni segrete al New York Times. Con la pubblicazione dei Pentagon Papers tutto il mondo venne a conoscenza delle gravi omissioni sulla guerra del Vietnam che il governo statunitense aveva compiuto nei confronti del popolo americano.
Un altro caso che ha fatto la storia è il Watergate, che nel 1974 costò la presidenza a Richard Nixon e che rimane uno dei maggiori scandali della politica mondiale. Senza il whistleblower Mark Felt probabilmente non sarebbe mai venuto alla luce.
Più recentemente possiamo ricordare i cosiddetti Panama Papers, che hanno svelato evasioni fiscali per milioni di dollari, e il whistleblower Christopher Wylie che ha denunciato le manipolazioni nella campagna elettorale statunitense da parte della società di analisi dei dati Cambridge Analytica.
Ci sono tanti altri whistleblower che dovremmo inserire in questa lista, non si tratta né di eroi, né di traditori, semplicemente di persone che credono nella trasparenza e nella giustizia.
I pregiudizi sul whistleblowing
Quando si introducono novità legislative così importanti si diffondono spesso timori e dubbi. Sicuramente qualche azienda nutrirà un certo scetticismo nei confronti del whistleblowing, temendo che le segnalazioni possano avere un effetto negativo sulla reputazione dell’azienda, oppure che i dipendenti possano inviare segnalazioni infondate.
La realtà è molto diversa e questi timori sono infondati. Creare la cosiddetta Speak Up Culture dovrebbe essere un obiettivo a cui dovrebbero aspirare tutte le compagnie.
Un’azienda trasparente è anche un’azienda più sana, in grado di crescere in maniera più solida e duratura.